Fa tutti i principi studiati resterà sempre il più affascinante e tremendamente delucidante del comportamento umano, specie in condizioni assolutamente discutibili, la “Dissonanza Cognitiva”.

Vale a dire la capacità di “rigirare la frittata” per non ammettere la realtà, grossi errori, salvare il proprio ego ed evitare praticamente (e drammaticamente) anche di migliorarsi: come dire sbatto la testa contro il muro ma il muro è bellissimo, mi fortifica il cranio e via via scuse su scuse!

Un bel grattacapo, si pensi nei casi di dipendenze, pregiudizi, false credenze, complessi, sindromi varie tipo la crocerossina ecc. .

Viene tuttavia usata, per esempio, anche nel reclutamento militare per selezionare i più motivati, Questo è il motivo per il quale è così duro l’addestramento.

Si potrebbe pure pensare che sia la base dell’ottimismo, del vedere il bicchiere mezzo pieno ma no: è l’arte dell’autoconvincersi (o, nel marketing, della persuasione: i migliori “venditori” la sfruttano moltissimo), di adattarsi anche al peggio ad occhi chiusi (l’ottimista non chiude mai un occhio ma trae lezioni dagli errori).

La nostra innata capacità di adattamento è forse la più grande risorsa che abbiamo ma spesso risulta una terribile arma a doppio taglio.

 

Cosa succede davvero?

Le persone tendono a cercare la coerenza nelle loro credenze e percezioni. Quindi cosa succede quando una delle tue convinzioni è in conflitto con un’altra credenza precedente? O cosa succede se ti impegni in comportamenti che sono in conflitto con le tue convinzioni?

Il termine dissonanza cognitiva è usato quindi per descrivere i sentimenti di disagio che derivano dal possesso di due credenze contrastanti. Quando c’è un’incongruenza tra credenze e comportamenti qualcosa deve cambiare per eliminare o ridurre la dissonanza.

Secondo questa teoria le persone sperimentano pertanto tensione o disagio quando le loro convinzioni o atteggiamenti non corrispondono ai loro comportamenti. Le persone tendono infatti a cercare la coerenza nelle loro credenze e percezioni.

Lo psicologo Leon Festinger ha suggerito che le persone hanno un forte bisogno interiore di assicurare che le loro credenze e comportamenti siano coerenti: le credenze incoerenti o conflittuali portano alla disarmonia e le persone cercano di evitarle.

 

I fattori in gioco

Il grado di dissonanza delle persone può dipendere da quanto apprezziamo una particolare convinzione e il grado in cui le nostre convinzioni sono incoerenti.

Le cognizioni più personali, come le convinzioni sul sé, tendono a provocare una maggiore dissonanza.

Maggiore è la forza della dissonanza, maggiore è la pressione per alleviare i sentimenti di disagio.

La dissonanza cognitiva così può spesso avere un’influenza potente sui nostri comportamenti e azioni.

Ad esempio si consideri una situazione in cui un uomo che dà un grande valore all’essere responsabile per l’ambiente scopre solo dopo aver acquistato una nuova auto che la stessa è molto inquinante.

Di conseguenza per l’uomo sarà importante si prenda cura dell’ambiente ma contemporaneamente guida un’auto che non lo rispetta.

Per ridurre questa dissonanza tra credenza e comportamento avrebbe diverse strade:

1) Può vendere l’auto e acquistarne un’altra
2) Può ridurre la sua enfasi sulla responsabilità ambientale.
3) Può impegnarsi in azioni che riducono l’impatto della guida di un veicolo inquinante, utilizzando più spesso i mezzi pubblici o andando in bicicletta a lavorare occasionalmente.

 

La soluzione è quasi sempre un compromesso

Cambiare per ridurre il conflitto interno è uno dei modi più efficaci per affrontare la dissonanza, ma è anche uno dei più difficili. In caso di valori e convinzioni profondamente radicati (o di comportamenti che non si possono cambiare: es. vita lavorativa sedentaria), il cambiamento può essere estremamente difficile e spesso è il frutto di un compromesso, fino persino a giustificare le azioni che creano dissonanza.

Dr. Rocco Chizzoniti

Psicologo Psicoterapeuta
Terapia Seduta Singola | Ipnosi